Un viaggio nei segreti del colore con il Prof. Vincenzo Palermo

Vincenzo Palermo: dirigente di ricerca del CNR, Direttore dell’Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività di Bologna, Professore affiliato Università di Chalmers a Göteborg, scrittore e divulgatore scientifico, membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Allestimenti.

Osservatorio Allestimenti: Professor Palermo ci può raccontare la storia delle colorazioni nei secoli?Vincenzo Palermo: Fin dalla preistoria gli uomini e le donne ammiravano i brillanti colori della natura, come le piume degli uccelli e le ali delle farfalle, i fiori sgargianti ma avevano poco controllo sul colore degli oggetti e, in particolare, dei loro abiti. Usavano vari coloranti naturali, come l’ocra e gli estratti di piante, ma colorare i vestiti era difficile. I colori non aderivano bene ai tessuti, macchiavano la pelle o si scolorivano al sole. La produzione dei colori era quindi un’industria di lusso e i pochi coloranti veramente efficaci erano più preziosi dell’oro.

Osservatorio Allestimenti: Quali erano i coloranti più difficili da riprodurre?
Vincenzo Palermo: Un esempio emblematico è il porpora, ottenuto dai Fenici intorno al 1500 a.C. Essi impararono a estrarre questo colore dalle conchiglie marine attraverso un processo lungo, complesso e maleodorante. La porpora era così preziosa che divenne il colore degli imperatori e dei cardinali, riservato alle élite. Per produrre due grammi di questo colore erano necessari almeno 12.000 gusci di conchiglia, rendendolo più costoso dell’oro. Sembrava un colore magico perché, mentre altri coloranti vegetali sbiadivano con l’uso, il porpora diventava più intenso con il passare del tempo. Gli imperatori bizantini resero ufficialmente il porpora il colore esclusivo della famiglia imperiale, e il figlio dell’imperatore era indicato come porfirogenito, cioè nato nella porpora.
Con la caduta dell’Impero a opera dei Turchi ottomani, il porpora divenne irreperibile. Il colore più ambito divenne allora il rosso scarlatto, ottenuto dalle cocciniglie, piccoli insetti parassiti delle piante. Questo colore era molto apprezzato dagli Aztechi e successivamente dagli europei. Per produrre un chilo di colorante scarlatto erano necessari circa 100.000 insetti. La produzione del rosso scarlatto era così preziosa che alcune città azteche pagavano tributi all’imperatore Montezuma con panni colorati e sacchi di cocciniglie. Anche in Europa, il rosso di cocciniglia veniva usato per colorare le uniformi militari e i cosmetici delle nobildonne.

Osservatorio Allestimenti: In che punto della storia dell’uomo possiamo ravvisare una svolta nella colorazione?
Vincenzo Palermo: Un evento cruciale fu nel 1856, quando William Perkin, uno studente di chimica di 18 anni, scoprì accidentalmente il primo colorante artificiale, il malva, durante un esperimento. Questo colorante era stabile, resistente e poteva essere prodotto in grandi quantità a basso costo. Perkin brevettò il colorante, avviò un’industria e convinse i fabbricanti di tessuti a utilizzarlo, creando una vera e propria “moda del malva” che si diffuse in tutta l’Inghilterra e oltre, arrivando persino alla regina Vittoria. Per la prima volta nella storia, si potevano colorare grandi quantità di tessuti a poco prezzo. Dopo il malva, Perkin riuscì a sintetizzare altri colori come il violetto, il verde e il rosso, dando inizio a un’industria enorme.

Osservatorio Allestimenti: Come è stato possibile ottenere una varietà così vasta di colori nella chimica moderna?
Vincenzo Palermo: Gli scienziati hanno imparato a studiare la struttura delle molecole per determinare il loro colore. Gli elettroni all’interno di un atomo hanno livelli di energia specifici e assorbono luce solo se l’energia del raggio di luce corrisponde alla differenza di energia tra duelivelli. Modificando la forma e la composizione delle molecole, i chimici possono creare una vasta gamma di colori, alcuni dei quali inesistenti in natura. Questo ha portato allo sviluppo di migliaia di colori commerciali. Ad esempio, la BASF è diventata un colosso internazionale sintetizzando l’indaco, il colorante dei blue jeans.

Osservatorio Allestimenti: Qual è la situazione attuale riguardo ai coloranti naturali e artificiali?
Vincenzo Palermo: Oggi possiamo colorare qualsiasi oggetto con qualsiasi colore grazie alla chimica. Ci sono così tante nuances disponibili che spesso è difficile dare loro un nome. In alcuni casi, vengono usati nomi stravaganti: il color anguria, il blu balena, il bianco fantasma e così via. Gli scienziati hanno dovuto creare dei metodi scientifici per “quantificare” un colore e rendere possibile a persone diverse di riprodurre lo stesso colore. Alcuni esempi sono il metodo a tre color RGB (red, green, blue) il metodo a quattro colori CMYK (ciano, magenta, giallo e nero) oppure il Pantone matching system, ampiamente utilizzato dall’industria, che contiene circa 2000 colori standard. Nonostante l’abbondanza di colori artificiali, c’è una crescente tendenza a ritornare ai coloranti naturali, come il rosso di cocciniglia, specialmente tra chi preferisce evitare prodotti chimici di sintesi. Tuttavia, molti non sanno che questi coloranti naturali possono ancora derivare da insetti. Spesso diamo per scontato quanto sia facile portare colore nelle nostre vite senza dover macerare molluschi o raschiare insetti dai cactus.

Osservatorio Allestimenti: In conclusione, come vede il futuro della colorazione?
Vincenzo Palermo: La chimica continuerà a giocare un ruolo fondamentale. L’innovazione nel campo dei coloranti sintetici non solo ha reso i colori più accessibili e vari, ma ha anche ridotto l’impatto ambientale rispetto ai metodi tradizionali. Continueremo a vedere una combinazione di tecniche moderne e tradizionali, con un focus crescente sulla sostenibilità. La ricerca si sta concentrando su coloranti più ecologici e processi di produzione meno impattanti per l’ambiente, offrendo soluzioni sempre più innovative.

Nel prossimo articolo dell’Osservatorio Allestimenti parleremo dell’importanza del colore negli allestimenti fieristici. Scoprirete come i colori possono trasformare gli spazi espositivi e influenzare l’esperienza dei visitatori. Non mancate!